BEBE VIO, L'IMPOSSIBILE CHE SORRIDE

Beatrice Vio, conosciuta ai più come Bebe.

Commendatore ordine al merito della Repubblica Italiana (2016) su iniziativa del Presidente della Repubblica, tre Collari d’Oro al merito sportivo (2016-2017-2019), Medaglia d’oro al valore atletico (2015) e Medaglia d’Argento al valore atletico (2014)

A questa lista di onorificenze, il Palmarès di una campionessa: medaglia d’oro in fioretto individuale e di bronzo in fioretto a squadre nei giochi paralimpici di Rio de Janeiro del 2016; un oro ed un bronzo ad Eger 2015, due ori a Roma 2017, due ori a Cheongju 2019 per quanto riguarda i mondiali di Fioretto – sia individuale che a squadre; e poi gli ori agli europei di Strasburgo 2014 (due), a Casale Monferrato nel 2016, a Terni 2018 (due) ed un argento, sempre a Casale Monferrato, nel 2016.

Questa è Beatrice Vio, ma non solo. Bebe è l’ “impossibile che sorride” perché tutto ciò che ha fatto, l’ha fatto nonostante tutto. È proprio il “nonostante” a definire chi è uno sportivo, e chi è un atleta. Bebe è un’atleta.

Superando tutte le avversità che una meningite le portò addosso a soli 11 anni, facendole perdere avambracci e gambe, Bebe si è erta dove pochi sono arrivati ad ergersi con la prepotenza della sua gentilezza. Incide, nella vita come nello sport, grazie alla sua leggerezza ed alla sua impermeabilità al grigio. È radiosa, e taglia l’apatia di chi la guarda dar di fioretto anche e sopratutto perché, guardandola, ci si rende conto di quanto i limiti – se solo volessimo – non esistono se non nella nostra mente. Bebe Vio l’impossibile lo prende a pugni.

Ed infierisce con la gentilezza di chi sa di essere un esempio, senza mai perdere l’umiltà. È stata testimonial di molte iniziative ed ha persino condotto un programma su Rai 1 dal titolo “La vita è una figata” nel 2017. Se la si seguisse sui social si vedrebbe quanto ogni suo post, ogni sua storia, ogni suo commento, altro non sono che la scia di una bella persona che non lascia che leggerezza al suo passaggio.

Citando proprio lei, “essere speciali significa proprio riuscire a far capire che il tuo punto debole diventa quello di cui vai più fiero.” E ancora “attraverso lo sport riusciamo a far capire che una cosa vista come un difetto, come un’amputazione o una disabilità, diventa una cosa di cui noi andiamo fieri.”

Un sorriso, sul volto di Bebe Vio, vale mille stoccate e forse più medaglie d’oro di quante mai ne potrà vincere.

“Se sembra impossibile, allora si può fare.” - Ecco perché Beatrice è l’impossibile che sorride.